venerdì 20 novembre 2009

Dedicato a zia Angelina

LA SECONDA VOLTA
DELLA VEDOVA SAPONARA
di PARIDE LEPORACE
segue dalla prima
Angela invece non era mai apparsa in televisione
come vedova di vittima del terrorismo.
Forse i programmisti ricordano solo quello
che accadde nelle metropoli. O forse per essere
familiare visibile devi saper stare nella
società dello spettacolo. Forse più che memoria
si cerca chi sa spettacolarizzare il dolore.
Ho appreso della morte di Angela Zagaria
per canali privati. Me lo ha comunicato la nipote
Luigina Dinnella, collega giornalista
cui ho chiesto una testimonianza che pubblico
di seguito: «Mia zia il 7 novembre è morta
per la seconda volta perché la sua vita era
stata spezzata l'8 giugno del 1976, quando
un commando delle Brigate Rosse uccise
suo marito, il padre dei suoi figli, Giovanni
Saponara, un maresciallo della Polizia. Zia
Angelina è stata una donna coraggiosa, ed
ha dimostrato tutta la sua forza, rimanendo
a Genova con i suoi figli, Gianluigi e Giuseppe,
di 11 e 9 anni, anche dopo la tragedia che
l’aveva colpita. Sarebbe stato più semplice
tornare dalla sua famiglia a Salandra, dove,
forse, il suo dolore sarebbe stato in qualche
modo lenito dalla loro vicinanza, ma ha preferito
rimanere a Genova, da sola, per dare
un futuro ai suoi figli, ai quali era venuto a
mancare, in maniera così atroce, il sostegno
e l’amore di un padre speciale, perché zio
Giovanni era un uomo speciale, un uomo che
aveva scelto di arruolarsi in Polizia per sfuggire
ad un destino, quello di chi lavora la terra,
che sembrava assai più crudele. Amava il
suo lavoro, amava la sua donna, che aveva
voluto con forza, e lei lo aveva ricambiato in
modo assoluto. Abbiamo tutti ammirato ed
amato il fatto che per zia Angelina, zio Giovanni
era vivo in ogni momento; ogni scelta,
ogni decisione che prendeva era come se
l’avesse condivisa con lui. Era solita dire:
“Giovanni avrebbe fatto così”, “Giovanni
avrebbe detto questo”. Ora è con lui, e la serenità
che ho letto negli occhi dei miei cugini,
mi spinge a pensare che per loro la sua
morte ha un sapore atipico. Non è una perdita,
ma è come se fossero felici perché i loro genitori
sono tornati insieme, per sempre».
Ma questa storia ha anche un’altra piega.
Un giornalista di origine lucana, il bravo
Giovanni Fasanella da anni scrive libri dedicati
agli anni di piombo. Massimo Coco
all’epoca della strage aveva 16 anni, e dopo
trenta ha accettato di rispondere alle domande
di Giovanni Fasanella e Antonella
Grippo per il libro “I silenzi degli innocenti”,
raccolta di testimonianze dei familiari delle
vittime di tanti attentati terroristici, da piazza
Fontana in poi. Riportando, tra l'altro, un
ricordo della madre secondo cui l'allora giudice
istruttore Gian Carlo Caselli, che indagava
sull'omicidio del marito, andò a casa
sua e riportò nel verbale d'interrogatorio
una frase da lei mai detta; e lamentando di
non conoscere i nomi degli assassini, perché
«il processo è finito in farsa».
Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera
ha raccontato che il giudice Caselli ha querelato
il figlio del giudice Coco. Luigina Dinella
ha letto la notizia insieme ai suoi due cugini,
orfani di Giovanni Saponara, ucciso insieme
al giudice Coco. Era con loro al funerale
della loro mamma, e potete immaginare
i commenti. La notizia li ha molto scossi, ed il
loro dolore amplificato. Non si finisce mai di
essere vittime.
Ti tolgono un padre a 7 e 11 anni, ti cambiano
la vita, e come se non bastasse continuano,
invece che a tutelarti, ad offenderti.
Fa pensare che un giudice come Caselli non
abbia trovato il tempo di riflettere che quella
querela non doveva presentarla. Abbiamo
voluto raccontarvi questa piccola dolorosa
storia italiana per dare memoria a due vittime
lucane e ai loro figlioli. Giovanni Saponara
e Angela Zagaria abbandonando Salandra
per andare a Genova inseguivano il sognodi
un futuro migliore. Un sogno che si è
trasformato in incubo.

Nessun commento: